Proclamazione del sindaco e degli eletti in Sala Rossa

Partecipare alla proclamazione del sindaco e degli eletti in Sala Rossa è stata, ancora una volta, una splendida emozione.

Come da cerimoniale abbiamo iniziato questo nuovo corso sulle note dell’inno di Mameli, con tanti sorrisi e tanti nuovi colleghi con cui spero di condividere anni ricchi di passione e di impegno per Torino.

Ringrazio il Sindaco Stefano Lo Russo per la menzione a me e a Paolo Damilano nel suo primo intervento. Ha ragione, è stata una campagna elettorale che si è misurata sulla lealtà e sulla serietà nel confronto.

Ma è stata, soprattutto, una campagna elettorale in una fase storica complessa che ci impone ora, nei rispettivi ruoli, di lottare con tenacia affinché la solidarietà, la cooperazione e la responsabilità prevalgano come antidoto alle ingiustizie e alle disuguaglianze che vivono ancora il nostro tempo.

Come la goccia che scava la roccia continuerò a credere che ciò sia possibile e ce la metterò tutta.

3,2,1…si parte!

È GIUNTA!

Questa mattina il neo sindaco Stefano Lo Russo ha presentato la squadra degli assessori che lo accompagnerà in questo mandato.

Faccio i miei auguri di buon lavoro a tutti loro.

Ovviamente non è mia abitudine giudicare le persone prima che possano dimostrare chi sono e come lavorano, e non ho intenzione di farlo neanche questa volta, tuttavia due brevi considerazione di ordine amministrativo e politico credo si possano avanzare.

La prima è relativa alla distribuzione delle deleghe.

Accorpare ambiente, trasporti, viabilità, servizi cimiteriali e innovazione in un unico super assessorato con a capo una sola, oberata, persona mi sembra davvero un azzardo. Non vorrei che alla lunga, visto che si tratta di materie estremamente complesse e impegnative, si rivelasse un passo falso del nuovo sindaco.

La seconda considerazione riguarda invece l’urbanistica.

Non conosco Paolo Mazzoleni, né intendo giudicarne la professionalità e le capacità. Ma mi chiedo se davvero, tra tutti i professionisti torinesi, non c’era una persona di pari spessore che poteva e voleva ricoprire quell’incarico senza andare a scomodare il Presidente dell’Ordine degli Architetti di Milano.

E poi, ancora, guardare a Milano è una scelta singolare ma chiara negli intenti.

Il modello di sviluppo urbanistico della città di Milano ha tante luci ma anche altrettante ombre, che non mi sento di ignorare. Non posso ignorare, ad esempio, che lo sviluppo edilizio esasperato e il consolidamento di una città dei consumi, quale è il capoluogo lombardo, coincida molto spesso con una modello classista di sviluppo urbanistico che non mi sento di augurare a Torino e che mai vorrei fosse la direttrice che la nuova amministrazione intende perseguire.

Questo è quanto, per ora. In fondo, per il resto, abbiamo ancora cinque anni.