Ho speso poco più di 15.000 euro per la campagna elettorale che mi ha visto correre come candidata sindaca della quarta città italiana.
Soldi non miei, ma di microdonazioni volontarie di tante persone che hanno scelto di sostenere me, il MoVimento 5 Stelle e Europa Verde – Verdi Torino, cittadine e cittadini che non ringrazierò mai abbastanza.
Voglio dirlo chiaramente: 15.000 euro è una somma davvero piccola per una candidata alla carica di sindaco di #Torino, una somma che certamente non regge il confronto con le spese dai miei competitor, rispettivamente 219.000 euro per Lo Russo e 467.000 per Damilano, e che in molti casi è addirittura più bassa di quanto hanno speso certi candidati consiglieri per farsi eleggere in Sala Rossa (spese anche queste che incidono sul risultato finale se paragonate ai 100/200 euro investiti a testa dai candidati del MoVimento 5 Stelle Torino).
Adesso, credo siano necessarie alcune valutazioni.
La prima è che, fortunatamente, i voti non vanno di pari passo con quanto si spende, per cui buttare decine di migliaia di euro nella propaganda elettorale, oltre che immorale in un momento difficile come questo, non garantirà certezze di vittoria a nessuno.
La seconda, scontata, è che certamente i soldi aiutano. Potrei far finta che non sia così, ma non sarebbe sincero: essere investiti da una responsabilità così grande e non avere abbastanza risorse per affrontare la competizione rischia di essere svilente e stancante per chi la fa, perché significa caricarsi di mille mansioni che gli altri affidano a staff di professionisti e che io invece ho fatto da sola o con attivisti che si sono offerti volontariamente.
Io credo valga la pena continuare a ragionare sull’introduzione di tetti di spesa più stringenti degli attuali, capaci di rendere la competizione più equa e di non penalizzare chi ha risorse economiche ridotte.