Il trasporto pubblico a Torino: come sta?

Potrà sembrare una domanda banale, ma sono passati due anni, da quando abbiamo preso completa conoscenza della situazione complessiva in cui versava il trasporto pubblico locale torinese, e non era bella, come sapete.
GTT, Infra.TO, Agenzia per la Mobilità Piemontese, Comune di Torino e Regione Piemonte, avevano bilanci in cui non c’era coerenza tra debiti e crediti reciproci di ognuno degli attori verso gli altri.
GTT svolgeva un servizio, pagato in chilometri, che era maggiore di quanto gli veniva riconosciuto, e per questi e altri disallineamenti aveva accumulato debiti che ne minavano la credibilità finanziaria e la stabilità economica.
La sofferenza finanziaria dell’azienda e la contestazione di alcuni crediti non consentivano ulteriori finanziamenti bancari per pagare i fornitori, che di conseguenza non fornivano servizi e pezzi di ricambio. E la situazione non consentiva nemmeno il rinnovo del parco mezzi, visto che i finanziamenti pubblici erano quasi tutti con la formula del cofinanziamento.
Insomma, GTT era sulla via del fallimento. E i suoi creditori (tra cui molti fornitori) ne avrebbero sentito le profonde conseguenze, con ricadute molto importanti su tutte le famiglie dei dipendenti, ma anche su quelle dell’indotto relativo, senza contare l’effetto che un
disastro del genere avrebbe comportato su tutta la mobilità dell’intera area metropolitana torinese.
Esistevano due alternative. La prima, che prevedeva l’uso della legge Marzano, avrebbe comportato la nomina di un commissario, di nomina ministeriale, che avrebbe avuto 180 giorni di tempo (più altri 90, eventualmente) per risanare l’azienda, effettuando operazioni
ordinarie e straordinarie, come dismissioni di rami d’azienda, licenziamenti collettivi, riduzioni di livelli di servizio, eccetera. La seconda, invece, comportava specifici impegni economici e finanziari da parte del Comune di Torino (anch’esso in difficoltà economiche), riconciliazioni e trattative sulle discordanze tra crediti e debiti dei vari attori, sforzi organizzativi e assunzioni di rischio e di responsabilità da parte degli amministratori della città, ed un’enorme dose di fiducia nell’azienda e di coraggio nelle scelte.
Quest’ultima strada è quella che abbiamo alla fine scelto.
La Regione Piemonte e le banche hanno richiesto la stesura di un piano industriale molto rigoroso che mostrasse la possibilità del risanamento e del rilancio e questo ha richiesto un anno solo per le diverse stesure e l’approvazione. Il Comune di Torino si è impegnato a
partecipare al risanamento con fondi propri, Regione ha riconosciuto in parte i debiti che aveva e li ha pagati attingendo a fondi che sono arrivati dal Ministero dei Trasporti, che ha contribuito anche con finanziamenti per il parco rotabile Finalmente, il 14 marzo del 2019, durante una seduta della commissione Servizi Pubblici Locali del Comune di Torino, l’Amministratore Delegato, Giovanni Foti, ha dichiarato che il periodo di emergenza straordinaria è stato, dopo due anni, finalmente superato.
Ora, pur in una situazione in cui devono essere tenuti sotto stretto controllo tutti gli aspetti della gestione, l’azienda è in una situazione normalizzata, in cui sono state poste tutte le basi per la rinascita e lo sviluppo. Dopo aver quasi toccato quindi il fondo del baratro, questo è il
momento della risalita, che sarà ancora lunga, faticosa, e piena di sacrifici, ma si iniziano a vedere le azioni intraprese.
Durante la campagna elettorale, noi avevamo prodotto un volantino in cui dichiaravamo le nostre intenzioni politiche ed amministrative verso GTT. Erano sette punti.
Il primo era “Mantenere l’azienda di TPL di proprietà comunale senza spacchettamenti”.
Due anni. Ci abbiamo messo due anni, per evitare che fosse svenduta, spezzettata, fallita, commissariata. E quello che sembrava un’ovvia enunciazione di principio si è trasformata in una battaglia complicata, onerosa, lunga e travagliata. Ma l’abbiamo vinta. E GTT ora è sanata e pronta per affrontare gli altri sei punti.
Ma questo comporta anche la possibilità di attuare molte altre azioni che erano nel programma, anche se apparentemente non legate a GTT.
Una alla cronaca di questi giorni ad esempio è la ZTL, su cui l’anno scorso scrivevo “e nel 2019 il trasporto pubblico sarà fortemente potenziato”. E’ evidente che la revisione della ZTL non può prescindere dal potenziamento e dalla revisione della rete di trasporto pubblico. E
quindi nel 2019 saranno la revisione della rete e del servizio e il rinnovo del parco vetture e della manutenzione, oltre a tutta una serie di misure minori, come l’introduzione dei tornelli, la verifica del nuovo sistema tariffario, e altre, tutte nell’ottica di un potenziamento del trasporto pubblico collettivo torinese.
Per quanto riguarda i mezzi, entro agosto arriveranno 74 autobus ed è stata bandita un’altra gara per 40 bus alimentati a metano. Un’ulteriore gara europea è stata bandita a gennaio con scadenza ad aprile per un accordo quadro relativo all’acquisto di 70 nuovi tram (con un primo contratto per 30 mezzi, già finanziati dal ministero, e che arriveranno nel 2021, dovendo essere prodotti su specifiche). E dal 2020 partiranno le procedure per il progressivo acquisto degli ulteriori 300 mezzi necessari allo svecchiamento della flotta GTT.
Insomma, sta bene, grazie, e lei? 🙂

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