Ho letto su La Stampa di oggi le parole di Evelina Christillin – persona che rispetto e stimo – e devo dire che mi sembrano parole sincere.
Vorrei, tuttavia, trarre degli spunti per alcune riflessioni.
In prima istanza, Christillin, che ha lavorato sul dossier di Milano, ammette che il dossier di candidatura di Torino che presentammo al Coni era “bellissimo, sostenibile, corale, affidabile”. Bene, ne eravamo fortemente convinti anche noi. Come ha dichiarato ieri Chiara Appendino, se fosse stata scelta Torino, avremmo potuto organizzare le Olimpiadi più sostenibili della storia, sia dal punto di vista ambientale che economico.
Dopodichè espone i problemi relativi alla candidatura di Torino.
1) Malagò aveva già proposto, alcuni mesi prima, la candidatura a Milano.
2) Torino aveva già ospitato i giochi nel 2006
3) Ma “soprattutto, l’amministrazione era politicamente gemella a quella di Roma” che aveva rifiutato la candidatura per il 2024.
Ecco, sono questi i punti sui quali vorrei soffermarmi un attimo.
1) Non pensavo che il Coni valutasse i dossier di candidatura in base a chi era stato contattato prima da Malagò. O in base all’ordine di invio delle stesse.
2) In teoria, quello di aver già ospitato i giochi 20 anni prima, non dovrebbe essere un punto a favore di Torino, considerate le nuove direttive del CIO che suggeriscono il riutilizzo degli impianti già esistenti ? Infatti Vancouver, che le ospitò nel 2010, sta ipotizzando di candidarsi per l’edizione 2030.
3) Qui, candidamente, viene ammesso che dal Coni fu fatta una valutazione sul colore politico dell’amministrazione torinese. Una ripicca al partito, in sostanza. Una vendetta incrociata. Per la cronaca, la giunta di Sabaudia, per la Coppa del mondo di Canottaggio, invece, fu ritenuta idonea.
Insomma, le scelte del Coni non avvennero sulla base dei dossier presentati, dei costi, della possibilità di riutilizzo degli impianti esistenti, della sostenibilità ambientale ma si basarono sui criteri descritti sopra. Non credo sia necessario aggiungere altro. Come scrive Christillin resta il rimpianto. Sì, quello di un evento assegnato in questo modo, poco svizzero, molto all’italiana.
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