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L’onda nera che doveva abbattersi su Torino…

Vi ricordate l’onda nera che doveva abbattersi su Torino con la possibile vittoria di Damilano – candidato sindaco del centrodestra – alle amministrative?

Ecco, dopo un anno è tutto superato.

Il Pd apre il campo in vista delle elezioni politiche anche a lui:

“DA CALENDA A FRANTOIANNI ECCO IL CAMPO VINCENTE DEL CENTROSINISTRA. C’È POSTO PURE PER DAMILANO”, così Daniele Valle – consigliere regionale del Pd nonché coordinatore della campagna elettorale di Lo Russo – in un’intervista di oggi.

Adesso io posso immaginare che, quando qualcuno investe mezzo milione di euro per fare una campagna elettore, poi diventa difficile accontentarsi di fare solo il consigliere comunale; ma addirittura riciclarsi tra le file dell’ex avversario Lo Russo per un posticino in Parlamento mi sembra davvero troppo e davvero il peggio – se confermato – che il confronto elettorale torinese potrebbe aver prodotto.

Senza ovviamente considerare quelli che, sull’altro versante, ora spalancano le braccia a colui che appena un anno fa definivano “il candidato sindaco dei fascisti, degli omofobi e degli xenofobi”.

Il che dovrebbe almeno aprirci gli occhi sull’incoerenza ipocrita di un partito, il Pd, che vaneggia contro le destre per un pò di voto utile e nel mentre offre seggi ai Brunetta e ai Damilano di turno.

Un campo, questo largo, da cui conviene davvero stare alla larga.

Il 25settembre scegliamo Giuseppe Conte

MEGLIO GIOCARE NEL “CAMPO STRETTO”

Le nostre istanze sociali, ambientali e pacifiste unite ad una buona selezione dei futuri parlamentari; evitando di imbarcare nuovamente chi ha pensato solo al proprio tornaconto e non alle esigenze di tanti cittadini in difficoltà.

Ne ho parlato oggi con il Corriere Torino, che ringrazio per l’intervista e per la possibilità di ribadire quanto – da sempre – poco mi entusiasmasse il “campo largo” con il Pd.

Voi cosa ne pensate? Quali sono le proposte che il MoVimento 5 Stelle

dovrebbe portare avanti nella corsa per le elezioni politiche?

E quale metodo per selezionare bene i propri rappresentanti?

 

UN “CAMPO STRETTO” A SINISTRA DEL PD

Esattamente oggi, un anno fa, si svolgevano le primarie del MoVimento 5 Stelle a Torino per la scelta del candidato sindaco.

Nonostante le difficoltà e la fatica personale della campagna elettorale che seguì a quel voto interno, lo voglio ricordare (lo scatto è proprio un ricordo di quella sera)

per un’unica ragione.

Oggi il quadro politico nazionale pone al mio Movimento una scelta di percorso che noi, qui, maturammo già allora: quella, tardiva, di posizionarci – con i Verdi – alla sinistra di un Partito Democratico che guarda alle istanze elitarie dei Renzi e dei Calenda più che ai milioni di italiani in povertà, quelli che a votare comprensibilmente non ci vanno più.

E che, al tempo, qui a Torino fece la medesima scelta: accompagnarsi alle forze moderate e confermarsi nella rappresentanza della classe medio-alta cittadina, con contestualmente il 58% degli elettori, specie quelli delle periferie, che il giorno delle elezioni restò a casa.

Quel che rimane di quella scelta di campo a Torino, e degli errori che da parte nostra ad essa precedettero e seguirono, dovrebbe insegnarci almeno tre cose:

– la prima, che serve agire per tempo;

– la seconda, che serve uscire dalle ambiguità del posizionamento politico e rilanciare i nostri temi con passione e tenacia;

– la terza, che serve agire forti di quell’unità interna che può contestualmente permettere di costruire un percorso comune con le altre forze politiche che hanno veramente a cuore i temi della giustizia sociale e ambientale (per essere chiara, penso ai nomi di Bersani, di Pecoraro Scanio e di Fratoianni, ben lontani dal Pd).

Insomma un “campo stretto” e coerente è decisamente preferibile ad uno largo e inconcludente.

Ora, un anno dopo, davvero: ma cosa aspettiamo?

LE MIGLIAIA PER DRAGHI A TORINO

Vi ricordate l’ondata di delusione profonda che aveva accompagnato la caduta del “Conte bis”?

Io ne ho un ricordo vivo, mi aveva davvero impressionato: dagli applausi commossi dei dipendenti di Palazzo Chigi, fino ad un post sui social dello stesso Giuseppe Conte che, con 10 milioni di persone raggiunte, era diventato in poche ore quello con più interazioni al mondo.

Credo sia un dato storico innegabile, allora ci fu un moto tangibile e reale di tanti cittadini che non accettavano di rinunciare ad un premier che magistralmente aveva gestito l’inizio della pandemia e, altrettanto coraggiosamente, avviato misure di rilancio economico e di contrasto alle disuguaglianze sociali.

Quelle stesse disuguaglianze che oggi si moltiplicano e a cui Mario Draghi (quello “super”!) latita nel dare risposte.

Perché vi dico ciò? Perché sono giorni che sentiamo riportare a reti unificate il mantra dei cori che si spendono per chiedere al premier di restare.

Ma questi appelli di chi sono?

Certo: dell’Europa, degli Usa, delle associazioni datoriali, dei sindacati o dei sindaci (tra l’altro, quasi tutti a traino Pd).

E i cittadini?

In un tempo ormai perduto ci saremmo interrogati su cosa pensa e cosa vuole il cosiddetto ‘paese reale’.

Perdonate la locuzione vecchia, ma rende perfettamente l’idea.

Ecco il ‘paese reale’, per me, è quello che vedete in questa foto scattata ieri a Torino, in Piazza Palazzo di Città, durante una manifestazione pro Draghi partecipata dai partiti e dal sindaco Lo Russo.

Ovviamente non mi riferisco alle poche decine di imbarazzanti e imbarazzati manifestanti (per lo più politicanti di palazzo) ma al resto della piazza.

Quello vuoto.

Quel vuoto, composto da migliaia di persone, che rende plasticamente chiaro lo sconfortante abisso tra una buona parte politica e il popolo con le sue esigenze.

I tatticismi …di Lo Russo

Oh ecco, mancava giusto il sindaco Lo Russo al cicaleccio indignato verso il MoVimento 5 Stelle dei paladini della responsabilità.

In genere, ed è bene diffidare sempre, la responsabilità è la categoria politica di chi, da dieci anni, governa il Paese senza aver mai vinto le elezioni e, per giunta, senza risolvere mezzo problema delle persone. Il motivo per cui ora ci troviamo in questa situazione è unicamente questo ed è tutto politico.

Adesso, capisco che Lo Russo e la politica abbiano poco a che fare ma la questione dirimente è se questo governo, o quello che verrà dopo, vogliano oppure no provare a risolvere i problemi di milioni di italiani letteralmente alla canna del gas da mesi. E a Torino questo dilemma dovremmo porcelo più che mai, perché qui la crisi sociale, economica, energetica e ambientale si sta scontrando con un’inerzia amministrativa locale e nazionale che è ingiustificabile e imbarazzante.

Non ho idea di come andrà a finire ma avrei voluto che, da più parti, l’enfasi allo sdegno che ascoltiamo in queste ore fosse la stessa per appelli profusi a favore di risposte concrete contro le disuguaglianze.

Ma nulla.

E se nulla dev’essere mi auguro davvero che la mia forza politica non torni indietro e non accordi nuovamente la fiducia a questi “signori”.

PS. Con i colleghi del MoVimento 5 Stelle Torino abbiamo depositato da circa un mese un atto sul salario minimo, e anche per il prossimo Consiglio Comunale giace al fondo dell’ordine dei lavori. Sia mai che il PD approvi qualcosa che abbia una parvenza di sinistra.