Vi ricordate l’ondata di delusione profonda che aveva accompagnato la caduta del “Conte bis”?
Io ne ho un ricordo vivo, mi aveva davvero impressionato: dagli applausi commossi dei dipendenti di Palazzo Chigi, fino ad un post sui social dello stesso Giuseppe Conte che, con 10 milioni di persone raggiunte, era diventato in poche ore quello con più interazioni al mondo.
Credo sia un dato storico innegabile, allora ci fu un moto tangibile e reale di tanti cittadini che non accettavano di rinunciare ad un premier che magistralmente aveva gestito l’inizio della pandemia e, altrettanto coraggiosamente, avviato misure di rilancio economico e di contrasto alle disuguaglianze sociali.
Quelle stesse disuguaglianze che oggi si moltiplicano e a cui Mario Draghi (quello “super”!) latita nel dare risposte.
Perché vi dico ciò? Perché sono giorni che sentiamo riportare a reti unificate il mantra dei cori che si spendono per chiedere al premier di restare.
Ma questi appelli di chi sono?
Certo: dell’Europa, degli Usa, delle associazioni datoriali, dei sindacati o dei sindaci (tra l’altro, quasi tutti a traino Pd).
E i cittadini?
In un tempo ormai perduto ci saremmo interrogati su cosa pensa e cosa vuole il cosiddetto ‘paese reale’.
Perdonate la locuzione vecchia, ma rende perfettamente l’idea.
Ecco il ‘paese reale’, per me, è quello che vedete in questa foto scattata ieri a Torino, in Piazza Palazzo di Città, durante una manifestazione pro Draghi partecipata dai partiti e dal sindaco Lo Russo.
Ovviamente non mi riferisco alle poche decine di imbarazzanti e imbarazzati manifestanti (per lo più politicanti di palazzo) ma al resto della piazza.
Quello vuoto.
Quel vuoto, composto da migliaia di persone, che rende plasticamente chiaro lo sconfortante abisso tra una buona parte politica e il popolo con le sue esigenze.
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